Appendix Vergiliana

Appendix Vergiliana
Virgilio tra due Muse, mosaico, III secolo d.C.
Museo nazionale del Bardo, Tunisi
AutoreVari
1ª ed. originaleI secolo a.C. - I secolo d.C.
Editio princepsRoma, Sweynheym e Pannartz, 1469[1]
Generepoemi
Lingua originalelatino

L'Appendix Vergiliana è una raccolta di carmi di vario metro, tradizionalmente attribuiti a Publio Virgilio Marone.[2]

Le probabilità che essi siano stati scritti da Virgilio sono in realtà in genere molto scarse, per alcuni addirittura nulle;[2] furono probabilmente composti tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C. fra Roma e Napoli.

Il termine appendix fu usato per la prima volta dall'umanista Giuseppe Giusto Scaligero nel 1572 e si riferisce alla consuetudine di stampare questi testi tutti assieme e in appendice alle opere di Virgilio (Bucoliche, Georgiche, Eneide).

  1. ^ Contenente solo: Culex, Dirae, Lydia, Copa, Est et non, Vir bonus, De rosis nascentibus, Moretus, Elegiae in Maecenatem.
  2. ^ a b Luciano Perelli, Storia della letteratura latina, p.183.

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